lunedì, luglio 30, 2007

requiescat (istruzioni per l'uso)



guardo l'etichetta plastificata dello scaffale Lappkku (34,00 euro) e già so che non basteranno le viti, e provo quella strana sensazione di angoscia che mi attanaglia da un po. So che non sono pensieri che dovrei fare adesso, ma ti guardo con il righello di carta e la matita in trucioli di acero compresso prendere le misure di una stanza che non c'è, di una vita in vetrina, fare progetti a nome collettivo. Ecco, tu fai progetti, e mi pare a tratti che tu stia prendendo le misure per la mia bara. Mi sorridi da commessa e io mi sdraio docile per rendere più facile l'operazione, mi fai presente che dovrai spendere di più perchè sono ingrassato e sembro un sumo, provo a gridarti che non sono morto, che è solo un attacco di catalessi, niente. Poi, al reparto bambini, mentre mi fischiano le orecchie, mi chiedi se mi piace la cameretta Knoepp in betulla bianca (1.234,00 euro) per il nostro piccolo Mattia. Io faccio di si come i cani a molla nei sedili posteriori delle auto, poi, ti ricordo che non abbiamo un figlio, e tu mi srotoli davanti il progetto su pergamena con ceralacca dal titolo " I nostri primi 400 anni" e alla lettera "M" c'è scritto: "Mattia" (giugno 2009) subito dopo "Lavoro a tempo indeterminato per A" e appena prima di "Nessuna coppia di fatto, ho già comprato l'abito" L'angoscia sale di nuovo, il fischio è diventato un boato, soffoco, scappo. Tento una fuga in carrello travestito da lampada Sgrugn (123,45 euro) e provo a vendermi con lo sconto del 70% ad un finnico di nome Ulrik che però non abbocca. Poi, provo con le maniere forti e prendo in ostaggio Hikke Ikea, nonna multimiliardaria del proprietario, che mi corrompe con uno stock di matite mordicchiate e un porta cd in pelle di renna Skrottu (12,00 euro). Dopo una fuga nei condotti di aereazione provo a nascondermi prima dietro le tende Fruskll (45,00 euro) e dopo nel capiente cesto portapanni Tomb (56,90 euro) ma gli spietati cani da slavina del servizio di "Salvaguardia & Tutela del tetto coniugale in legno di frassino ikea" mi braccano fino al reparto cucine, dove mi trovano nascondo sotto al lavabo Mrnokk (99,00 euro) mentre mi fingo uno secchio per i rifiuti Smerd (12,3 euro) mi viengono dati gli arresti domiciliari da scontarsi seduta stante al reparto camere da letto. Lì, ammanettato a un tuo sorriso, incrocio una coppia che mima un matrimonio felice su un letto Krupperl laccato nero (450,00 euro) lui, si appoggia ad una spalliera Umbuk (120,00 euro) e mi sussurra "pss..hei tu, hai i domiciliari eh? te le ha già prese le misure per la bara?" io deglutisco uno gnocco di lacrime e balbetto "si..." lui ridacchia e mi fa " se sarai fortunato amico, non basteranno le viti"

venerdì, luglio 20, 2007

natura morta con insetti



prima: c'è uno scarafaggio nel mio frigo, se ne stà li, adagiato su quella vecchia torta al burro cagliato. Ha le ali verdi, e i riflessi vescica. Gli do da mangiare, cova i miei pigmenti, ogni tanto spiega le ali in uno strano scrocchio di carta velina, mi guarda sghembo e vomita stracchino. Ogni volta che apro lo sportello, la luce balla, e lo vedo dimenarsi a scatti, proprio dietro la busta del latte e il barattolo del bianco. Stà morendo, e a guardarlo meglio, mi ricorda Il mio committente, Klein, che di zampe ne ha tre. Ho finito il verde.

Lo sento arrivare dal suono per le scale. Klein Usa il bastone come fanno i ciechi, per malafede, che lui ci vede benissimo. Si siede e beve dell'acqua ruggine, mordendo un poco il vetro con i denti, come fanno i vecchi. Poi mi chiede se ho finito, quanto manca, schioccando la lingua grassa sul palato. Dà un giro di clessidra, gli dico che ho bisogno di tempo. Lascia cadere poche monete unte, poggia il piccolo recipiente di vetro sul tavolo. Loro, galleggiano bianchi e mi fissano dalla formaldeide, in attesa. Dipingo nature morte o morte nature, non ricordo bene, sono morte perchè sono di altri, che sono morti anche loro e non guardano più. Per questo, io, guardo con i loro occhi. Mi chiamo Ruysch, Constantine Ruysch e faccio il copista.

dopo: "E' uscito dal frigo, lo sento camminare sulla tavolozza, sbattere agli angoli, leccare ogni muro, rivoltarsi nella polvere mentre crepa e si arrampica sui miei piedi scalzi, ridere sopra il mio petto, fino ai miei occhi.

domenica, luglio 15, 2007

custer


di te, odio la mia vigliaccheria, non amo niente, sei un vizio. T'ho amata per pigrizia, perché era buio, perché da solo mi devo guardare le spalle, e t'ho amata per campare. E una volta, ne sono certo, per solitudine. Sei la mia vacca magra, che tempi, come le scuse che invento o le tue ginocchia in dentro, sei valga, vacua e non russi, peccato. La notte parli nel sonno, con un altro, e io origlio dietro il tuo collo, gli sussurri che ti faccio schifo, come se fosse una colpa essere un porco. Ti prendo per noia, da dietro, mentre mi insulti sul fianco sbagliato e non mi piace troppo nemmeno il tuo odore. Conto i secondi, uno alla volta, quelli che mancano all'ora d'aria, quelli passati tra i sorrisi larghi delle cassiere, guardando i culi dondolare tra gli scaffali, in mezzo all'odore dei detersivi. Mi piace rientrare aggiustandomi i pantaloni, fischiare bolle di sapone per le scale con il collo macchiato dalla voglia, prepararmi la ritirata senza cavalleria, soldato blu con fucile a tappo e cavallo a dondolo. Io ti lascerei, ma senza di te la mia vita non ha sesso. Lasciami tu, e siamo pari.

lunedì, luglio 09, 2007

pagina 42



sorge il sole a pagina 40, di carta, bel giallo limone. Niente calore ma, insomma, un alba è sempre un alba, retino o china che sia. Ai confini di Paperopoli non ho mai pensato, almeno fino ad oggi, così come la voglia di sapere cosa c'è oltre la pagina o almeno in quella dopo, come sarà la notte a pagina 42, e perchè cazzo qui dentro non si sentono gli odori. Io non credo in Dio ma nello sceneggiatore, e forse, e dico forse, nella sacra arte della rilegatura. Qui la terra è piatta, ne conosciamo bene i confini, abbiamo tutti un segnalibro e un prezzo. Sappiamo bene dove siamo, io, il commissario basettoni, il meccanico Archimede e le muffe che mangiano la carta. Ognuno sa, come io so, che ogni giorno sarà lo stesso. E' un eterno appuntamento il mio, arranco su ogni vignetta con la mia decappottabile rossa da revisionare, con il becco proteso verso il pennello, e una piuma sul tuo campanello che non suona mai, vestito da marinaio con un occhio pesto e un cane color merda che non sembra un cane. Me la darai stavolta? Non hai buttato l'immondizia neanche oggi, dal tuo secchione esce una lisca. E' che ne sono sicuro, lo so, che stai li dietro la prossima pagina con l'aggeggio di Gastone nel becco. Le nuvole sembrano un coccodrillo, poi un sommergibile, poi un dubbio: le papere non pensano. Suono.

che poi, la cosa buffa è che pagina 42 non esiste, qui sopra c'è scrtitto "continua sul prossimo numero".

martedì, luglio 03, 2007

17:22


Ernesto Bazan

non parto mai, riempio le valigie di tanto in tanto, faccio i bagagli, esito. Trattengo il respiro, non ingoio, in fondo i viaggi hanno lo spago per paura. Mi guardo stridere, piegare gli scambi a mani nude, trascinarmi pezzi di vita con la combinazione appresso o aspettare un ritardo in filodiffusione. Che male faccio, correre da un binario all'altro, perdere colpi senza avere mai sparato, desiderato, salutare a salve come una lepre in fuga, come un cane col riporto, sbuffare nebbia nel tintinnio dei bar, parlare dal vetro ad un uomo con gli occhi bassi "dice che c'è un morto ar binario morto" oltrepassare la linea gialla con un passo da strada ferrata, farsi rubare il cappello e un saluto, dal diretto per Atascadero delle diciassette e ventidue. Mi sento graffiare le rotaie, fischiare alle ragazze e guardare mio padre dal finestrino. Ecco, non parto mai, di tanto in tanto riempio le valige. E torno.