lunedì, ottobre 22, 2007

una lista (quattroquarti)





restano, di ieri sera, la formica nel mio zucchero marrone , la ruggine nel lavandino, il tuo tabacco nella mia saliva, un filetto al pepe verde, l'amore d'estate con il risvolto dei calzoni al ginocchio, il tuo odore nel libro a metà, una mano sugli occhi mentre faccio l'indiano, una attesa nella schiena. la paura come una bella speranza, una scarpa dispari. Batto un tempo scalzo, t'ho esitata, troppo.

17 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Ciò che resta è nostro, per sempre.

1:55 PM  
Anonymous Anonimo said...

si può sempre smettere di esitare...
Mater Sospirorium, Mater Lacrimarum, Mater Tenebrarum....
niobe

2:14 PM  
Anonymous Anonimo said...

Amoilmare,... quante volte l'ho sentita, letta e me la sono detta che quel che resta è nostro per sempre. E quante, nel dirla, dirmela e sentirla/leggerla mi è ritorno tra le labbra il rigurgito amaro di un ossimoro esistenziale. Quel che resta nella memoria è l'unica ocsa che davvero è nostra e nessuno ci potrà levare, però, possiamo tenerla solo perché non è restata, non c'è più. Non lo so, a volte, a volte avrei fatto a meno del passato siciuro per continuare a dannarmi in un presente incerto. Non so, a volte avrei fatto volentieri a meno di dovermi consolare con quel che "mi" resta grazie alla perdita di ciò che non resta. E, hobbs, forse ho "esistato" tanto anch'io, tanto da divenire troppo. Ma probabilmente non siamo noi i padroni delle nostre esit-azioni. Discendono dalle vite che viviamo, le vite, plurale, sì. E, di ieri, a me resta un aquilone, una chitarra e una risata alta con eco di canzoni, poi ...poi fu febbre, vomito e acquavite. E fine di due vite. Una ripartita, l'altra - la mia - in stand by. Ad accarezzarsi quel che resta. Due scarpe abbandonate in un hotel.

3:36 PM  
Blogger hobbs said...

rita: l'esitazione, ho pensato mentre scrivevo il pezzullo, è come trattenere un orgasmo, o la cacca. Non è nemmeno mancanza di coraggio, o dubbio. E' proprio quel balletto che si crogiola nell'idea di qualcosa. Stà a cavallo trà la paura del rifiuto e un desiderio di perfezione.
ecco, l'esitazione è una fantasia stitica.

p.s.
il tuo commento è bellissimo, e meriterebbe un post a parte.

6:57 PM  
Blogger Stefano Magherini said...

sottile malinconia....

;)

9:33 PM  
Anonymous Anonimo said...

Rita, lo stand by non è una condizione permanente.. si riparte prima o poi.
Anche l'amaro resta, ma poi si impara a conviverci, si fa finta che col tempo diventi più dolce.
Ciao.

9:20 AM  
Anonymous Anonimo said...

di ieri sera restano la nuca che odora di cloro e balsamo per capelli, la zuppa di verdure avanzata e le polpette nel congelatore. una mezza bottiglia di pinot nero comprata al discount che però non era male per niente. resta di ieri sera la fatica di scegliere le parole. parole che ho letto al contrario per capire come sarebbero suonate veramente una volta giunte a destinazione. ho detto -mi fermo qui-. come se -qui- fosse un luogo dove è possibile stare.
-qui- sono invece tutti i luoghi dove manca la stessa identica cosa. di ieri sera resta, soprattutto, quello che ieri sera non c'era. misiasays

3:03 PM  
Anonymous Anonimo said...

Avevo scritto un commento che poi è fuggito.
Peccato, era scritto di getto e ora non ricordo più.
Io non esito mai, per via del vento che mi piace sulla faccia.
Per questo niente rimane.
Tanto alla fine, non rimarrebbe nulla comunque.
Rimarrà questo?
Di certo domani dovrò pulire per terra.

11:53 PM  
Anonymous Anonimo said...

Piecere di rivederti:)

11:54 PM  
Anonymous Anonimo said...

Volevo scrivere piacere e sono sempre la sgnapis:) Mi aveva scompigliato una folata di vento.

11:56 PM  
Anonymous Anonimo said...

per tutto quello che resta di ieri, per me, non basterebbe un baule. conservo troppo...

12:37 AM  
Anonymous Anonimo said...

...e non aggiungere altro...
lasciamo battere il tempo....;)
Alpan

1:12 PM  
Anonymous Anonimo said...

sono, comunque, belle cose quelle che restano. ce le si potrà sempre rivendere al dettaglio nei giorni in cui altre mancheranno...

4:40 PM  
Blogger hobbs said...

stewe miles: quasi serena direi. Non vedo il tuo blog, però.

misiasays: e tu, continui a cercarla? o esiti?

svirgola: non sappiao mai veramente cosa resta e cosa passa, probabilmente, in fondo alla corsa, arriva solo quello che realmente ci interessa.

freesia: un baule pieno zeppo di certezze allora.

alpan: tempo dispari, mi raccomando.

elena: vendere così, pezzi unici?

9:45 AM  
Anonymous Anonimo said...

credo si continui sempre a cercare. a volte senza dirselo, che poi forse è il modo migliore per cercarle le cose. non lo so che faccio io. senza dubbio finirò la bottiglia di pinot...
in questo momento forse quello che non c'è più che cercarlo provo a mandarlo via perchè occupa troppo spazio. le assenze, si sa, prendono tanto di quel posto...

10:26 AM  
Anonymous Anonimo said...

il rivendersi era da intendere a sé stessi. a nessun altro. riappropriarsene nei momenti in cui, invece, ci sembra di non avere delle cose che rimangono.

10:29 AM  
Blogger hobbs said...

misiasays: si, alcune sono più ingombranti delle presenze, si alimentano di silenzio e vuoto. fanno male. Fai bene, mandala via...

elena: commercio equo e solidale, con se stessi. che saggezza...

10:50 AM  

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