mercoledì, novembre 28, 2007

hardboiled III



Parboiled
Parboiled lavorava in un seminterrato. Passava le sue giornate guardando i piedi dei passanti dalla finestra. Aveva pazienza, lui, forse perché in passato era stato un grande giocatore di scacchi, poi aveva preso una storta durante una partita, e si era ritirato. Aveva ripiegato sul più redditizio settore dei sequestri. Negli anni 60 fece scalpore per aver rapito il bassotto di un armatore. Lui gli spedì un orecchio in una busta da lettera e una foto con il bracco che leggeva "Cani da caccia" con la data bene in vista, Glielo restituì in cambio di un canotto, dopo 123 giorni di sequestro. “Per il revolver che hai in tasca non posso darti più di 15 dollari, e per il vibratore nell'altra anche meno” “Io non vendo revolver Parboiled, io cerco anime, e il vibratore ne vale almeno 25 ” Mi indica uno scaffale pieno di scatole bianche chiuse con lo spago, ogni scatola una targhetta, ogni targhetta un nome. Non ci misi molto a trovare quella che cercavo, era li alla lettera P. probabilmente mi aspettava da giorni, ed era vuota. “E' vuota Parboiled, e il mio revolver è carico” gli piazzai la canna della mia bambina nel padiglione auricolare e per rendere il tutto più credibile cominciai a incollargli i lobi alle guance con della colla. “Ma cosa diamine ti aspettavi? Non lo hai ancora capito? l'anima non esiste, le scatole le ho messe qui per dire alla gente che paga quello che vuole sentirsi dire. Devo pur mangiare io. Ognuno è quello che vuole essere, ma soprattutto quello che non vuole essere. Il vero dono di Dio, se esiste, non è l'anima ma il coraggio. Per questo c’è chi è pronto a spendere molto per essere qualcos’altro. Queste scatole sono tutte vuote Barlow, dentro ci sono cose che non si vedono. Sono desideri, ambizioni, sogni. Il suo amico non ha perso l’anima, glielo dica, se mai l’ha liberata. Ha quella di un bambino perché in fondo è quello che vuole essere” Vendetti il mio vibratore per 12 dollari e 50 cent, e me ne andai pensando che forse aveva ragione Parboiled, mentre imboccavo Tuscadero Drive contromano, ricordai anime con le orecchie che sapevano ascoltare, altre coi baffi che mi avevano fatto compagnia, ne ricordai persino una con i fianchi che rimase gravida. Mio cugino Mortimer ne aveva una di mogano, e gestiva una agenzia di pompe funebri. E la mia? In ufficio mentre aspettavo Mr. Peter P. mi fu tutto improvvisamente chiaro, cos'ero io? Dell'investigatore privato, in fondo, avevo soltanto il corpo, ma probabilmente dentro ero solo un personaggio da romanzo, e forse, lo eravamo tutti li dentro. Questo spiegava almeno un paio di cosucce, il perché non fossi mai uscito da questa città per esempio, o perché il mio incubo ricorrente fosse un libro con le pagine bianche. Mr P. si era ripreso la scatola vuota e se ne era tornato a casa in triciclo, felice. Spensi la luce, e uscii dall'ufficio, cercai le chiavi nelle tasche e trovai un pezzo di carta, era il bigliettino di Goodles. Era stinto. Sigla.

“siamo quello che vogliamo essere, e possiamo comprarlo perché tutto ha un prezzo. In nero, ovviamente"

Glock (Burton Mullhoy) ha smesso l'attività di buttafuori, ora è una star del Wrestling, si fa chiamare “El Cimurro” la sua mossa preferita è una chiave articolare con cui convince gli avversari ad asportarsi le rotule da soli. Il suo più grande fan è Mr. P.

Mr. Peter P. (Michael Lopez). Dirige un gerontocomio vicino a Pittsburgh, pare che la cosa lo faccia sentire giovane. Sua moglie lo ha lasciato, e vive con un sosia di Santa Klaus che lavora ai grandi magazzini di Vancouver, ha finalmente ritrovato la figura paterna, dice.

Betty Blonde (Samantha Reed) : Vive in un altro romanzo rilegato e con copertina rigida, ha sposato un Boss che gestisce la tratta delle bambole gonfiabili in tutto il sud america. Continua ad amare Barlow, e lo aspetta ogni venerdì, lasciandogli dei bigliettini nel sommario.”

Vito Sollozzo (Bob Riggs): ha perso tutto puntando su un cavallo alle corse dei bradipi, dove vince chi arriva ultimo. Con i pochi soldi rimasti ha aperto il ristorante “Sollozzo's” sulla nona, da provare assolutamente le sue crocchette di tacchino al polonio.

Padre O'Banion (Peter Mc.Honeey): Dopo una crisi spirituale, abbandona la tonaca, adesso gestisce un portale pornografico, e quando nessuno lo guarda, nel dubbio, si fa il segno della croce.

Chen Woo Foo (Charlie Lee): Beccato da una retata durante un orgia tantrica durata 15 giorni in un bordello clandestino a Chinatown, per evitare la galera spiffera all FBI tutti i nomi della cupola cantonese da Ay Yeng a Zao Deng. Ora vive alle bahamas in regime di protezione, non pronuncia più la erre.

Goodles (Tim Barney): Vende tomaie in pura pelle di pollo ad una nota fabbrica di scarpe a taiwan.

Voce fuori campo: Ugo Pagliai.

venerdì, novembre 16, 2007

hardboiled II




Sollozzo
Vito Sollozzo era un allibratore da milionate di dollari, si era arricchito con il contrabbando dei dadi da brodo truccati e aveva in mano anche il racket delle pistole ad acqua. Nel tempo libero, se non doveva sciogliere qualcuno nell'acido, era possibile andare a trovarlo alle corse dei cani, ma soprattutto, aveva una fitta rete di informatori che potevano tornarmi utili nel caso Peter P. ”Hai perso anche oggi Sollozzo? Mai puntare su un bassotto alle corse dei levrieri” ma lui era un ottimista. “Come butta barlow? So che te ne vai in giro a cercare anime” le voci giravano in fretta, ma, come immaginavo Sollozzo non ne sapeva niente o almeno così diceva, da buon mafioso rifuggiva qualsiasi forma di spiritualità ma adorava l'omertà e il tritolo, il “dopo” preoccupa chiunque, anche un tizio che se ne va in giro con un morto nel cofano e intanto canta that's ammore. “ E tua moglie?” “Oh, lei sta bene Barlow, ormai vive in un mondo tutto suo, pensa che è talmente brava a fingere l'orgasmo che si è convinta di averne davvero” era anche un romantico “guarda il lato buono Vito, in fondo, fa un favore a tutti e due” Il suo bassotto vinse la quinta corsa, ma solo dopo aver corrotto 12 levrieri con mezza tonnellata di ossa di gomma, poi, mi dirottò a Chinatown.

Chen
Chen,Woo Foo era il capo della mafia cinese giù a Chinatown, e Sollozzo mi aveva detto che in passato trafficava in anime. Aveva cominciato la carriera nell'organizzazione Come killer, ma aveva fallito, smise perché sparava a salve a tutte le sue vittime, per educazione diceva lui. Tutto questo molto prima della sanguinosa rivolta dei ravioli al vapore del 39 e della morte di suo figlio passato a miglior vita inciampando in un cane pechinese durante una seduta di agopuntura. Aveva tentato la scalata grazie a metodi rudi e innovativi, e poi era l'unico che riusciva a pronunciare la erre pagando un tizio di Minneapolis che la diceva al posto suo. Gestiva tutto il traffico della cocaina e come copertura gestiva una catena di palestre di kung fu, dove insegnava a spaccare 40 tavolette di legno indossando un kimono e usando una motosega. “Ho smesso con quella roba Mr. Barlow, sono diventate un traffico assai redditizio e molto pericoloso, meno della cocaina, ma molto di più dei cani a molla da cruscotto” Chen diceva la verità, ed ormai ero ad un punto morto, sulla porta congedandomi mi desse ”Barlow, ora devo lasciarla, stò leggendo un romanzo sulle scatole cinesi, e non arrivo mai alla fine. Ma, per casi come questo, le consiglio un prete, pare che ne sappiano molto più di noi

O' Banion
Padre O'Banion diceva messa in latino a Saint Anger, e mi accolse in un confessionale che brulicava di tarme “dire cose morte in un a lingua morta mi pare un grande atto di coerenza padre” “Barlow, siamo tutti morti, e se Dio esistesse veramente, lei pensa che permetterebbe a gente come Mengele di giocare all'allegro chirurgo e a uno come me di molestare il suo chierichetto vestito da orsacchiotto, e di venire poi qui a confessare lei?” “E le anime padre O'Banion? Si possono rubare le anime? E se si, questo vuol dire che c'è un dopo? E lei lo preferisce al prima o al durante? Io per esempi passo direttamente alle coccole” mi rispose con calma, sottovoce, attraverso i piccoli fori del confessionale. Da li, visto in quella poca luce, mi pareva che stesse ridendo dentro la tonaca. Poi, mi disse in latino che le anime non si rubano, se mai a volte scappano, più spesso non esistono affatto. E dopo il segno della croce aggiunse “Ah, Barlow, io preferisco il durante perché credo che non esista un dopo, ma lei, non ha un informatore?...”

Goodles
forse era il primo con cui avrei dovuto parlare, il mio informatore si chiamava Goodles, Faceva il lustrascarpe alla Central Station e aveva le orecchie come una nottola. Era muto, e mi passava le informazioni lasciandomi dei bigliettini nei mocassini, che puntualmente stingevano. Mi sudano i piedi. Una volta ho fatto fare 14 anni ad un panettiere di Ottawa al posto di un ricettatore. Adesso a Sing Sing mangiano delle ottime pagnotte per il rancio, ma non è infrequente trovare orologi da tasca o bracciali nel pane all'olio del forno all'angolo con la 42a strada. Dopo aver lucidato a lungo fingendo di parlare della disastrosa stagione dei Jets dopo che un meteorite aveva centrato la squadra durante la preparazione estiva, o del fatto che sembrasse assurdo che il nuovo presidente degli stati uniti fosse un ex attore che aveva girato capolavori come Bozo la scimmia parlante, nel mocassino nero che mi aveva infilato in tasca, trovai un bigliettino “c’è un tizio, un certo Parboiled, fa il ricettatore tra la quinta e la nona, rivende orologi, radio, reni e cornee al mercato nero. Ma fa attenzione, può essere molto pericoloso, soffre di alitosi.”

continua...

venerdì, novembre 09, 2007

hardboiled



“non solo non siamo quello che crediamo di essere, ma nel self service all’angolo sono finiti gli gnocchi...”

Peter P.
Mr. P.P. entrò nel mio ufficio un pomeriggio di luglio mentre oliavo la mia scacciacani. Era un bambino col ginocchio valgo, alto come un chihuahua ed aveva una strana voce glabra “Voglio assumerla, ho bisogno del suo aiuto Mr. Barlow” Gli spuntava un ciuffo ossigenato da sotto un berretto con l’elica mentre leccava una mela candita. “Ragazzino” dissi in bianco e nero e doppiato, “dovresti essere a scuola a mettere puntine da disegno sotto il culo della maestra, o a leggere i playboy di tuo padre nascosto nell’armadio” sorrise “è proprio questo il punto” rispose agitando uno yo yo, “io ho 55 anni, i capelli brizzolati e ho fatto la vasectomia per non avere per casa un moccioso che mi attacca le caccole sotto il tavolo, mi chiede soldi in continuazione, e poi, mia moglie deve amare solo me” si accese un sigaro “ Il problema, è che la gente mi vede così, tutti mi trattano come se avessi appena passato la fase anale, ma guardi la mia foto sulla patente” A parte il cappello con l’elica, era assolutamente irriconoscibile, capelli brizzolati, qualche ruga, baffi, insomma un uomo. “Mi sta dicendo che il mondo la vede come un bambino, mentre lei è un uomo?” “esatto” e si infilò un dito nel naso arrivando fino al gomito. “Credo che qualcuno mi abbia rubato l’anima, e lei deve ritrovarmela” Negli ultimi tempi i casi di furti di anime erano quasi triplicati, tempo addietro avevo ritrovato quella di un prete polacco a Las Vegas, mentre si sposava da sola con una bambola gonfiabile in una chiesetta al neon e a forma di culo, un peccatuccio che gli costò qualche ave maria, e la perdita dello sconto sulle ostie. Accettai il caso, 50 dollari al giorno più le spese. Il primo a cui rivolgersi era Don Vito Sollozzo, e al Cotton Club avevo qualcuno che poteva darmi una mano a contattarlo, Betty.

Glock
Glock faceva il buttafuori, era alto come un tirannosauro e aveva il cervello come un gheriglio. Era stato un grande pugile, aveva combattuto per il titolo, ma durante l'incontro con Rocky Ragusa detto “Mr. Ematoma” decise di non andare giù alla sesta ripresa come da accordi. Il Boss Salvatore Brazzi perse 150.000 $ e non la prese poi così bene, lo obbligò ad assistere alla prima del Faust al Metropolitan a stomaco vuoto, e dopo, senza pietà, un tizio mascherato di nero gli lesse tutto guerra e pace in una cabina telefonica, obbligandolo ad indossare degli slip di 6 taglie più piccole. Ma il colpo di grazia se lo diede da se, facendosi venire una ictus nel bel mezzo di un cruciverba. Adesso comunica a gesti e pronuncia il proprio nome solo con l'aiuto di un logopedista o se gli suggerite la soluzione al 4 orizzontale. Il segnale per entrare al Cotton Club era: bussare tre volte - pausa - fischietto - piroetta - e rispondere al grande quesito esistenziale “come curvare il tempo se avete sei mesi di vita?” la risposta era sempre la stessa dai tempi del proibizionismo “chinotto”.


Betty
Betty lavora al Cotton Club, ha il cervello di un topo muschiato nel corpo di una dea, e riesce a succhiare una palla da bowling con una cannuccia da coca cola. Queste, sono cose irresistibili per un uomo armato, e poi, è bionda. Betty mi ama, nel modo in cui si può amare qualcuno da dietro un bancone, a metà, ed io non ne capisco il perché. La prima volta che la vidi fu durante il terremoto del trentanove, era bellissima e terrorizzata, ancheggiava così tanto da sembrare ferma, per calmarla la schiaffeggiai per una buona mezz’ora, solamente dopo fu mia, era svenuta. Vederla mi faceva sempre un certo effetto, la Magnum 567 a tappo mi deformava la tasca, almeno quanto la mia protesi in lattice, 130 dollari in un sexy shop di Mansion Boulevard, in vetrina sembrano sempre più piccoli. Segno sul mio taccuino “ per il futuro, mai mettersi in competizione con qualcosa che ha stampato sopra - made in taiwan - e soprattutto che va a pila” Betty era stata la pupa di Vito Sollozzo detto “Don Bomba”, faceva la spogliarellista in un locale che si chiamava “Topica Profonda”. Lui si innamorò di lei durante un numero di streap tease con un pitone, Il pitone fece una muta sul palco e a Sollozzo venne un infarto. Gli chiesi se vedeva ancora Don Vito, “e tu?" rispose "vai ancora con le tue amanti da tassametro Max?” “amo solo te Betty, se solo tu non dessi tutta questa importanza alle dimensioni potremmo essere felici” “Il fatto è che nel tempo che passo a cercarlo, mi passa la voglia” Che donna, lei era l'unica in grado di mettermi in contatto con il boss, e dopo una breve telefonata sottovoce, mi passò un biglietto in un dolcetto della felicità scaduto, c'era scritto “ Cinodromo di Greenpark, sabato ore 10,00. Noi invece ci vediamo venerdì sera, porta il costume da uomo...”.

continua...