lunedì, marzo 31, 2008

gassa d'amante (recupero crediti)


Alessandro Denci Niccolai

al pettine, mi raccomando, che il nodo alla gola non è una cravatta, è solo acqua da inghiottire. nodi, i sospesi dal droghiere, l'unica scusa per saldarli sono le cassiere con i vestiti a fiori di carta da parati e i fianchi larghi. e pure gli spaccaossa. sono le passioni messe da parte, le passioni quando le molli, le devi dimenticare, che quelle fiutano il nostro odore. come il cane la preda. è per questo che io la notte non dormo, perché con le lenzuola io non mi copro mica, io le lenzuola le annodo, e poi scappo.

giovedì, marzo 20, 2008

verde pistacchio



merda, merda, merda, Al marocchino non ci avevo proprio pensato, da dove sbuca questo? Che non era il colpo del secolo dovevo capirlo stamattina, che uno a capire se una giornata va di merda o meno ci mette poco, basta annusare l'aria appena svegli. A certi giorni serve lo sciacquone. Adesso voi vi chiederete, che ci fa uno con la maschera da Betty Boop fuori da un ufficio postale a mezzogiorno di un mercoledì del cazzo? ora ve lo spiego.

"Cattivo. Tozzi Gualtiero è uno cattivo. forse è per via del nome, che i genitori mica ci pensano che quando a un bambino gli metti nome Gualtiero, quello poi passa l'infanzia a sentirsi pigliare per il culo. Tozzi gualtiero ruba. Ruba di tutto, le autoradio, le auto, motorini, una volta ha rubato persino un trattore, con tutto il contadino dentro. Tozzi Gualtiero ci ha una faccia come una nutria e va a mignotte, che però poi non le paga, le mena. E poi gioca ai cavalli. Tozzi Gualtiero deve un sacco di soldi a un sacco di gente, non so se mi spiego. Sua madre, Tozzi Maria Lina detta "Lina" quando il figlio tornava a casa con un occhio pesto gli diceva "chi mena per primo, mena due volte" e poi gli mollava una criccata sui reni, che così "la prossima volta impari" istinto materno, roba inconcepibile per noialtri immersi nel testosterone. Tozzi Maria Lina ha le labbra rifatte (male) e ha in testa la lana di vetro e un altra vita. Vende fiori di plastica fuori al cimitero di prima Porta e nessuno l'ha mai chiamata mamma. In viaggio di nozze è stata a Matera, con Aurelio. Tozzi Aurelio detto " Tozzi Aurelio" non parla mai, e non per timidezza, è che proprio non ci ha un cazzo da dire, però mena. Mena Tozzi Maria Lina perché è convinto che si scopi il tizio delle onoranze funebri, quello sempre tirato a lucido con la scritta 06.28.28.28. sulla fiancata della macchina. Tozzi Maria Lina prima gliele ridava tutte, una volta mentre dormiva gli ha cacciato una forcina nel gozzo, e poi menava Gualtiero, che a sua volta se la pigliava con suo nonno Tozzi Ermanno. Tozzi Ermanno detto "Fangio" sta in sedia a rotelle. Dice che è stanco e che la gamba l'ha persa in guerra, durante un bombardamento a Montecassino, ma l'unica guerra che ha fatto, l'ha fatta in casa, a tutti. La sedia a rotelle l'ha rubata fuori dalla ASL di via Prenestina 789, per contro, ha una pensione di invalidità di 750 euri, non so se mi spiego"

merda, merda, merda, al marocchino non avevo pensato, da dove cazzo sbuca? che poi avrei dovuto capirlo subito, dal 128 verde pistacchio parcheggiato fuori dall'ufficio postale. Era andato tutto liscio, è bastato poggiargli la canna in mezzo alle costole al vecchio, la canna di una pistola giocattolo. Plastica." Mi viene incontro il marocchino "Gualtiè, i debiti se pagano" dice, poi mi pianta 20 cm di lama nelle pancia, e ride, c'ha i denti gialli il marocchino, e ride. Io stò con le budella in mano e una maschera da Betty Boop sulla faccia. Mio nonno grida al ladro, c'ho freddo, ed è luglio. Mamma.

"io sono Aziz Amrani, detto "marocchino" perchè vengo dal Marocco, mica per altro. Ora, non è che io voglio stare qui a sottilizzare se sono cattivo o meno, ma insomma, i debiti di gioco sono i debiti di gioco, e 750 eri sono 750 euri, non so se mi spiego"

mercoledì, marzo 12, 2008

mattat'ore


Vittorio Gassman (© Claudio Porcarelli)

sono solo corde, sei, nel gozzo. Pizzicato, vibrato ,largo con brio. Le senti le budella ? le costole d'ebano e mantice, il soffio tra i denti, la lingua che scava. Un arco di schiena, una fionda, la danza scalza ha il rumore della stoffa, un fruscio di passi a memoria, la polvere è zucchero sotto le suole. Il nero è un cuoio, la maschera addosso, sotto la pelle sopra le ossa, un occhio che batte. L'improvvisazione è un tic, una mosca che sbatte su un vetro, l'uscita soffiata in una bolla, la saliva ingoiata a forza, la buca del suggeritore vuota. Un atto unico.