giovedì, gennaio 08, 2009

i girasoli



Francesca Woodman

Prologo
“metà della mia vita la passo infilato nel culo di qualcuno, è più forte di me. Mi piacerebbe restarci incastrato dentro, come è successo all'avvocato De Petris. Al pronto soccorso gli hanno dovuto anestetizzare l'uccello, altrimenti ci sarebbe rimasto dentro a vita. Che poi, nel cono di luce dei fari, la notte, sembrano donne. Le donne che vuoi tu. Questo per esempio c'ha il culo più bello della polacca di viale Togliatti, molto più bello di tante donne che conosco. Sta qui incaprettata in mezzo al prato mentre gli rubo i fianchi con le ginocchia piantate nei sassi. Scusami, potresti piegarti un po? ancora un po, che non ci arrivo, troia"

aveva parlato chiaro il ministro Gracchi, con le dita gialle a disegnare piccoli cerchi e quadrati. Le braccia appena un poco troppo lunghe per il cappotto color cemento, incastrato a forza nelle spalle, e il gracchio da fumatore nel suo collo da grammofono. “Le puttane e i travestiti devono sgomberare”. Aveva parlato con la voce delle grandi occasioni, usando frasi ad effetto come “Abbiamo figli a cui far vedere una strada in cui vivere, e non copertoni che bruciano al posto dei lampioni” Le diceva di colore paonazzo e con le vene del collo come sartie. Il comitato di quartiere aveva applaudito intonando degli hallelujah, e il ministro Gracchi si era macchiato i pantaloni di potere, facendosi il segno della croce.
"ti dispiacerebbe muovere il culo, per favore? Se mi arrivasse una denuncia per atti osceni sarebbe così divertente, quasi comico. Spiegare cosa ci faccio con i calzoni alle caviglie e il cappotto sotto le braccia. Chissà che faccia farebbe mia moglie. Anzi, chissà che faccia ha mia moglie. Marta mi da la schiena dal 1970. L'ultima volta che l'ho vista, aveva un ombra d'azzurro sulle palpebre e un mazzo di fiori stretto nel pugno sinistro. Poi, ha passato il resto dei miei giorni sul fianco destro, tanto per cambiare lato. Non è che potresti chiamarmi amore, piccola?"

le camionette arrivarono alle tre del mattino, e siccome le prostitute avevano tutte l'uccello e sui documenti nomi da calciatori fu risparmiato loro l'uso del voi. Alla questura avevano suggerito di usare la mano pesante. Per questo un paio o forse tre furono violentate con gli sfollagente durante l'omelia dei diritti, letti con bell'intonazione per coprire le grida e dare un vago senso di legalità alla cosa. Al mattino furono piantati girasoli finti sulle aiuole, e ai bambini fu permesso di giocare a mosca cieca tra i platani ammalati. Dopo una settimana, alla puzza di copertoni, prese posto quella degli Arbre Magique al cocco e papaya.

"ecco, ecco, tu, ecco, tra un minuto vengo, ecco. Se penso a tutto il tempo passato a tirare su muri maestri, a chiudere i cancelli, a girare le chiavi nei lucchetti, a proteggere chi amo dallo schifo che mi scopo, da quelli come te. Eppure mi piace, quanto mi piace prendervi per il culo, tutti quanti. Non è che potresti dirmi delle parolacce? Adesso voltati...”

e si voltò. Quello che successe alle 23.40 di quella notte ormai fa parte della leggenda. Il ministro Gracchi si sfilò dal pertugio e dalla vita in un sol colpo di reni benedetto. Perché la bellissima Pamela che poi si chiamava Paolo, nei fari dell'auto blu tirandosi su le calze sporche d'erba e miele d'acacia, sgranò gli occhi truccati di terra d'ombra in quelli del ministro Gracchi, e disse “papà...”
Al funerale andarono 12 persone, dodici apostoli leccaculo in nero, e il Borgomastro Pedrazzi gorgheggiò tremulo al microfono di S. Maria Ausiliatrice, che al senso civico e morale dell'uomo e alla statura del politico, sarebbero state gradite, assai, le chiavi del paradiso, o almeno il nome di una strada senza mignotte. Poi, fu sigillato in un forziere di noce e raso.

Epilogo
“metà della mia vita la passo con qualcuno infilato nel didietro, l'altra metà a guardare allo specchio il corpo di un altro, quello sbagliato. Mi piace truccarmi. Mi ricordo quando lo faceva mia madre, e scivolavo nei tacchi troppo alti verso la punta. Il nero del rimmel faceva lacrime di ghepardo intorno alle guance. E lei mi diceva nella rossa bocca che ero bellissimo, vestito di fiori”

30 Comments:

Anonymous Anonimo said...

mi è venuto da piangere

1:44 PM  
Anonymous Anonimo said...

Lo aspettavo da tempo, da tanto tempo e ne è valsa la pena...
Niobe

3:28 PM  
Blogger hobbs said...

flounder: anche a me rileggendomi, lo ammetto. Certe cose, o forse tutte, dopo averle lette, mi fanno lo strano effetto di non sembrarmi mie.

niobe: i miei, sono strani parti frettolosi... grazie.

11:05 PM  
Anonymous Anonimo said...

e alla fine i nodi vengono al pettine...
molto molto bello....

Alpan

1:29 AM  
Anonymous Anonimo said...

era tutto un dejàvu anche se detto meravigliosamente ma il "papà" è stata una trovata magistrale
ma ancora non hai pubblicato?
:-)

2:25 PM  
Anonymous Anonimo said...

questo è un girasole vero.

molto alto.

3:21 PM  
Blogger hobbs said...

alpan: qualche volta succede...(grazie)

didolasplendida: mi piacciono le quadrature dei cerchi, le storie ad anello, cose circolari, per dirla tutta. No, non ho pubblicato, anche perchè non sono uno scrittore :)

harvey: e questo, che forse non vedi, è un largo inchino.

6:20 PM  
Anonymous Anonimo said...

il pugno nello stomaco che mi hai dato quella volta, ha fatto meno male.

G.

7:30 PM  
Anonymous Anonimo said...

con il cappello piumato?

(illustrami)

4:55 PM  
Blogger hobbs said...

harvey: rigorosamente, e rosso amaranto.

(ho una carta da pacchi nuova, bellissima...)

2:25 AM  
Blogger hobbs said...

G: e questo, dov'è arrivato?

2:28 AM  
Anonymous Anonimo said...

gasp!

grace

6:41 PM  
Blogger hobbs said...

grace: gulp?

12:23 AM  
Anonymous Anonimo said...

sì, una roba tipo il pugno di cui parlava l'anonimo G.

magnifico, fantastico. grande scritto e grande la mente che lo ha partorito, as usual.

grace

12:24 PM  
Anonymous Anonimo said...

tu non sei uno scrittore come de andre non era un poeta. però infili perle di parole e ne fai collane bellissime. e le lacrime di ghepardo artigliano anche le mie guance.

12:53 PM  
Anonymous Anonimo said...

Applausi a scena aperta
(anche per avermi sorpreso.
Io indovino quasi sempre i finali,
ma questa volta ero arrivato a metà,
e quando ho letto quel papà,
sono arrivato tutto,
fino in fondo.
Merci.)

5:27 PM  
Anonymous Anonimo said...

ecco.
vorrei sapere come fai a sapere che adoro la carta da pacchi. e anche quella del macellaio.
vorrei rubarla, quando la vedo.

(io aspetto. tanto, ho la sedia)

11:05 AM  
Blogger hobbs said...

elena: e adesso cosa posso rispondere ad un commento come questo? Non è la prima volta che il nome di Fabrizio de Andrè si affaccia (immeritatamente) da queste parti, e se la cosa farebbe inorridire lui, di sicuro lusinga me (fino alla vergogna paonazza),grazie.

aitan: intanto grazie di cuore. Poi, Ti confesso che il finale è stata la prima cosa che mi è venuta in mente pensando a questa storia, in controtendenza rispetto al mio solito. Più spesso arrivano pezzi sparsi, che poi sembrano andare a posto, con ago e filo.
felice di averti sorpreso...

1:44 AM  
Blogger hobbs said...

harvey: ti confesso, non lo sapevo. Ma le cose migliori che ho fatto, o quelle che mi paiono esserlo, le ho realizzate su carta da pacchi. E' un supporto con cui ho grande familiarità, trattiene la punta della matita come piace a me, opponendo quel minimo di resistenza che mi fa sentire il foglio sotto le mani, presente e parte del processo di(segno). Affinità elettive...

1:47 AM  
Anonymous Anonimo said...

tu scrivi che si vedono le persone e le situazioni. e la cosa bella è che riesci a dare un nome semplice a quello che altrimenti non sapremmo descrivere...ad esempio: gracchio da fumatore nel suo collo da grammofono...il ministro Gracchi si era macchiato i pantaloni di potere...e altre ancora. sono preziose queste cose che scrivi, devi "farci" qualcosa.
misiasays

4:20 PM  
Anonymous Anonimo said...

è talmente intenso.. quasi un pugno nello stomaco.
c'è tanta bellezza nelle tue parole, e in te.

amoilmare

9:58 AM  
Blogger hobbs said...

misiasays: La mia bislacca teoria racconta che le parole hanno un suono, e che come per la musica i suoni hanno la capacità e la possibilità di essere accostati. a volte poi, in tutto questo c'è anche un senso compiuto, una buona ragione d'essere, una storia. ecco, io sono così, diciamo che scrivo ad orecchio. grazie...

2:34 PM  
Blogger hobbs said...

amoilmare: nove, o dieci. (*)

2:35 PM  
Anonymous Anonimo said...

no, cioè, era solo per dire.
non hai mai alzato le mani, ma questo post fa malissimo.
Il tuo superGianni

6:46 PM  
Anonymous Anonimo said...

... e infatti lo scrivono pure grace e amoilmare.
Ma io lo avevo detto subito: il pugno nello stomaco.

E io per compensare, ti mando un bacio.
;)

G.

6:48 PM  
Blogger hobbs said...

gianni: giusto per discolparmi dall'accusa di violenza privata e percosse, ecco. Che io l'unica volta che feci male a qualcuno, fu per caso, a scuola. Ruppi il naso a Carlo Sarfatti con la riga di legno, ma non è che mi dispiacque poi tanto... ti abbraccio.

9:51 AM  
Anonymous Anonimo said...

E' un testo così ... deandreiano che mi vengono i brividi. De Andrè, Brassens, tanta rude malinconia e tagliente poesia. Sei bravissimo, Hobbs.

6:26 PM  
Anonymous Anonimo said...

Ogni tanto succede. Li leggo tutti, in fila e per tutti trovo bravura, mestiere,immedesimazione, fantasia, duttilità, estro.
Poi zac! All'improvviso c'è quello perfetto.
Inclassificabile.
Da leggere e basta e gustarlo parola per parola.
Forse il migliore che hai scritto. E ce ne vuole...

11:09 PM  
Blogger hobbs said...

silvia: ti ringrazio, veramente. E devo dirti che è un pezzo che amo molto, forse più sentito di altri, magari è questo che ti è arrivato.

10:18 AM  
Anonymous Anonimo said...

Penso di sì Ale e mi fa piacere.
Buona giornata:)

1:33 PM  

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