mercoledì, novembre 21, 2012

[prontuario per fuochisti impavidi]






















E penso che l'amore si dice, invece. Con forza se serve. Si grida anche. La vita, è una macchina a vapore d'ottone e cinghie che mangia i ricordi, ricordi? Ogni mattina, allora, tiro su questo peso di ruggine e giunture e ti ricordo questa cosa, perché troppe volte ho visto quello sguardo li, quello che hai in quella foto che tieni nascosta nel portafogli, quella dove non mi riconosci e non era un ballo in maschera. Ecco cos'è, dobbiamo riconoscerci ogni giorno. Ricordarci, come in certi sogni appannati, come siamo arrivati fino a li e soprattutto, perché. Dillo allora, anche quando ti sembrerà superfluo, scontato, sicuro. Dillo, e io fermerò la macchina, le cinghie e gli ingranaggi e in mezzo al vapore, sporco come tutti i fuochisti, ti riconoscerò anche oggi.

venerdì, novembre 09, 2012

[gatti]

























Dopo il suo bacio sulla guancia, aveva pensato al gatto. Negli anni ne aveva avuti diversi. Ce n'era stato uno nero, che di tanto in tanto gli portava qualche lucertola in dono. lo sentiva raspare alla porta, e fare buffi gorgoglii. Aprendo, lo trovava a fare cerchi sghembi su se stesso, intorno alla preda esibita come un trofeo. Non c'era nessuna poesia in questo, e lo capì [smaniando] negli anni, ogni volta che le fece un regalo. Lui voleva piacerle, essere amato, e basta. Questo, tra un miagolio e l'altro gli avrebbe dato una consapevolezza effimera dell'esistenza. Si sarebbe detto "Io esisto" sorridendo, ma mai per più di un quarto d'ora. Poi tirò fuori il pacchetto e disse "tieni, è per te". Mentre lei lo scartava, cominciò a girare su se stesso, sghembo.

martedì, novembre 06, 2012

[sesto piano]

















Mia moglie, o quel che ne resta dorme da un'altra parte, ma non chiedetemi quale. Appena esce di casa corro in bagno a disperdere il seme nel piombo delle condutture, mentre scarico penso sempre perché mai accoppiarmi con quella cosa a cui ho detto si evirato seppia e sotto il ricatto di un mutuo calibro 45 anni, quando posso farmi tutte le seghe che voglio? Il mio miglior amico, che per comodità chiameremo sig. Bianchi (vero nome Paolo Bianchi ndr.) mi domanda ingoiando chinotto come se fosse Brunello, se c'è stato un momento in cui l'ho amata davvero. Certo che no, rispondo. Ma io sapevo che le famiglie si fanno per campare, mica per amore. Mio nonno diceva che aveva sposato sua moglie perché lavorava come un uomo, cazzo. E' che sono uno stronzo come gli altri, con le cartacce sotto il letto e l'alito cattivo. Che poi cattivo, diciamo intrattabile e poco propenso a fare prestiti. Ho una quantità di multe non pagate, mi fingo latitante io, me ne sto rintanato in garage come in un bunker con un poster di cosa li, come si chiama, vabbè quella con le tette enormi, ci siamo capiti, che va giusto giusto a coprire una macchia di umidità color piscio. Tutto questo per raccontarvi che la mia cella non è il cesso ma la mia vita. Sentirti masticare a tavola mi fa venire voglia di spararti in mezzo alla fronte, tu strusci la forchetta sul piatto e mi graffi lo stomaco. Non abbiamo figli perché non sono voluti venire (e avevano ragione) e anche perché non scopiamo. A me piacciono i film porno, epperò scrivo poesie che leggo su dei foglietti alla ragazza del sesto piano, che poi mi dice "io vorrei essere te", e io penso invece, che vorrei essere in lei, dentro.