giovedì, dicembre 20, 2012

[come due tartarughe]

















"Perché è così lenta?" "perché ha molto tempo, molto più di me..." " e la corazza?" "non è una corazza quella, è una casa. Se la porta sempre dietro..." "come la nostra roulotte?" "si, più o meno..." "Dove l'hai trovata?" "Vicino al recinto papà, verso la pineta" 


L'avevo rubata, la tartaruga. Era in una gabbia fuori dalla veranda di Spaccesi il macellaio. Avevo pensato che ci avrebbe fatto il sugo, o che l'avrebbe offerta in guazzetto al pranzo di ferragosto a quegli stronzi di tedeschi in cambio di birra. Spaccesi aveva magliette troppo corte, e lo stomaco esibito come un trofeo. Ma la volevo libera, o forse la volevo e basta. Verso le tre del pomeriggio, Spaccesi russava in mezzo ai moscerini spiaggiato su un amaca, io piego le sbarre della piccola gabbia e la tiro fuori, poi, corro più forte che posso. Mi fermo solo vicino al recinto della pineta, lontano dalle tende canadesi e dalle Caravelair di quelli coi soldi. Le tocco la testa con un dito e lei si ritira in casa, con un piccolo scatto. "Adesso sei libera, bella. Con me" ho il fiato corto, e non è per la corsa con le scapole in fuori. Ho rubato. I piani perfetti non esistono, lo dice sempre anche mio zio Gualtiero che fa la guardia giurata alla standa, figuriamoci a sei anni, penso io. E invece no.

"Te lo ricordi quando trovai la tartaruga?" "Si certo, come se fosse oggi" "C'è una cosa che non t'ho mai detto, non l'ho trovata... l'ho rubata" "lo so, l'ho sempre saputo..." "Ma non mi ha mai detto niente, perché..?" "La volevo libera anche io..." "Davvero papà?" "...No,la volevo e basta, come te"