lunedì, settembre 23, 2013

[foto 34 / domenica]

























Le cose che mi dicevi, amore, non le ricordo più. Però mentre le dicevi sorridevi. Allora mi racconto che dovevano essere cose belle. Ti ricordo sempre con lo stesso vestito e anche per questo [la memoria] è un vizio che mi permetto sempre meno, trasforma la gente reale in personaggi. Certi giorni non c'è il sole, eppure La fatica delle sfumature cede il passo alle luci nette. La musica delle tue parole, ai suoni indistinti. A volte non ti riconosco, allora ti saluto per cortesia, per non vedere quello sguardo, la delusione dolorosa di chi capisce che per l'altro non sei nemmeno un ricordo. Rispondo di si o di no, seguendo la curva delle tue labbra o la scia da ghepardo delle tue lacrime sulle guance, la buona sorte fa il resto. Col tempo Impari ad interpretare gli aneddoti, a simulare i ricordi,ad accompagnare il passato all'uscita. Vorrei solo che sapessi che non è colpa mia, che succede non appena mi volto. E però quando vieni, so che è domenica, almeno.

martedì, settembre 03, 2013

[mi ricordi molto Carver, ma con meno capelli]

















[Joe McIntyre]


C'è Raymond Carver al tavolo a fianco. Ha posato il cappello sul tavolo e ha ordinato torta di mele e un caffè. Non mi guarda, l'orologio sulla parete segna le nove, ma io sto per svegliarmi e so che sono le sei. Poi nei racconti brevi il tempo vola. Martha si avvicina e mi chiede cosa prendo. "il solito" rispondo, e dalla brevità della conversazione, sospetto di trovarmi nel bel mezzo di un sogno minimalista, comunque, mi porta una una tazza di Tè e una pacca sulla spalla. In sottofondo c'è roba di Glenn Miller, ma come se fosse sott'acqua. Fuori vedo lo strillone, il camion del latte che scarica delle cassette, l'emporio Prendergast con un'offerta imperdibile sulle sparachiodi, un tizio che fa propaganda per Carter al congresso, e un bue muschiato in mezzo all'incrocio. E' un sogno del cazzo, sicuro. Prendo coraggio e mi dico che alle brutte mi sveglio storto, mi avvicino a Carver e gli spiego che sono uno scrittore mancato perché ogni volta che mi siedo alla mia Remington Standard 8, mi accorgo che è già stato scritto tutto, che è tutto un rimestare, rileggere, campionare, rimasticare. E lui mi fa " e allora?" "e allora che cazzo scrivo io? Carver beve un sorso di caffè, e mentre sento distintamente la sveglia che suona nella metà della mia vita già in piedi e il tintinnio del suo cucchiaino mentre prende un pezzo di torta, mi dice "Potresti scrivere di questo" "di cosa?" "che ho già scritto tutto io".

lunedì, settembre 02, 2013

[foto 30/ Lisa]













A te, t'ho amata subito [e come potevo] s'intende. Avevi un odore buonissimo e uno strano modo di fare, che qui le cose normali, sai, no. Mi pareva anche, guardandoti da vicino, che avessi qualcosa di così diverso dal resto del mondo conosciuto che venirti a scoprire era irresistibile. Niente era più attraente del fatto che non mi ricordassi nessuna di quelle venute prima, anzi, nessuna proprio. T'ho amata per un certo modo di inclinare la testa, anche ,e per il tuo respiro. Voi mi direte: Si può? Si, si può. Però siamo stati appuntamenti mancati, spesso. Tu mi mancavi quando c'eri, e io ti mancavo quando non c'eri tu, che anche se non sembra, non è proprio la stessa cosa. Ma le cose cambiano, mi dicono. Oggi per esempio, mi manchi come non mai, e la cosa buffa è che non ci sei.